Ricordo del Maestro Ciro Nanni
La musica ci sceglie: è lei che bussa, è lei che entra nel nostro cuore, è lei che guida i nostri futuri gesti, sogni e desideri. Può succedere a tutti e non tutti se la possono permettere, ma malgrado gli ostacoli sociali, economici o che dir si voglia, ella non ci abbandona piu e noi facciamo di tutto per conoscerla e viverla fra mille ostacoli e mille delizie. E' la storia di un grande amore e il Maestro Ciro Nanni, nella sua lunga vita, ha avuto modo di conoscere la Grande Musa, in tutti i suoi aspetti. I suoi racconti erano farciti di storie vere, di compagni d'avventura, di musicisti di altissimo valore che a loro volta avevano avuto una vita non facile, realtà che escono dall'immagine di edulcorati salotti e sommesse luci e genitori compiacenti e agiatezze d'animo e materiali, che consentivano il miracolo dell'elevazione dello spirito fino a compiersi nell'atto creativo dell' Ascolto,del Suonare e del Comporre. Le sue preziosissime testimonianze ci parlavano di guerra, di genitori malmessi, di sfide e sacrifici, storie di musicisti ancora viventi, persone che hanno fatto la vita culturale e artistica della nostra città. Nei suoi racconti aleggiava sempre una comprensione dei fatti della vita perché vissuta e l’energia di un fuoco eterno che nulla avrebbe potuto scalfire. E cosí è, e nessuno puo insegnare questo, lo si puo solo riconoscere nell'allievo e sperare che lui lo scopra in se stesso e che si compia l'alchimia sacra che raccoglie sensibilità, volontà e amore per tutte le cose e poi il vero talento è la determinazione, la tenacia che doma e imbriglia emozioni e sentimenti che potrebbero solo confonderci e distrarci, se lasciati a se stessi. Il Maestro ci illuminava tutti i pomeriggi nella sua casa-scuola: nel calore e nell'intimità di un rapporto maestro-allievo senza tempo, né usura. Le stesse mani eleganti e leggere sulla tastiera, preparavano con una saggezza di altri tempi il caffè piu profumato che noi allievi abbiamo mai sentito e che certo non dimenticheremo, mani che danzano nelle nostre esistenze, mani parlanti di storie di una generazione di ragazzi fiorentini che della musica avevano fatto la loro vita e in parte anche la nostra. Grazie Maestro.

Fiorella Buono